16 dicembre 2020

La maschera spezzata

Ciao! 

Lo stesso anno che partecipai al concorso che vinsi con I colori dell'amore, avevo partecipato anche con un altro testo: La maschera spezzata. Fu nominata fra le tre opere segnalate del concorso letterario.
Se ne "I colori dell'amore" avevo parlato d'amore adolescenziale, qui avevo dato spazio all'amicizia, una forma d'amore che non è seconda a nessuno. Perché gli amici sono preziosi, sono la famiglia che abbiamo scelto. Perché un amico è un prezioso gioiello.

Lo riporto qui sotto, sperando trasmetta ancora emozioni come ne trasmise nel 2004. Non l'ho modificato, quindi è scritto con le stesse parole della diciassettenne che ero. 
Buona lettura.

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L'amicizia è il sentimento più importante per me. In qualunque situazione, allegra o triste che fosse, lui mi è sempre stato vicino e mi ha sostenuta, è arrivato alle mani per difendermi quando il mio ragazzo esagerò e fu sempre lui a mandarlo via, quando mi vide piangere per le cattiverie che subivo. Non andò mai, però, contro i miei voleri, perché sapeva che il mio silenzio significava che concordavo con lui.
Una sera non si lasciò rintracciare, neppure da me, così sono andata a cercarlo a casa, al bar, al parco urbano e, infine, al parco giochi dove si era isolato. Io mi sono avvicinata piano, aveva le lacrime agli occhi. M'inginocchiai accanto a lui, seduto di fronte allo scivolo. Pareva che non mi avesse vista, allora lo abbracciai e con la coda dell'occhio vidi che le palpebre avevano ceduto alla forza delle lacrime che trattenevano. Mi prese una mano, per dimostrarmi che apprezzava, nel suo dolore, il mio gesto. Non aveva senso fargli domande, non in quel momento, doveva piangere, avrebbe parlato dopo.
Ci volle circa mezz'ora prima che si sentisse pronto e io ero lì ad aspettare. La sua voce tremava stremata, ma parlare era diventato un bisogno troppo grande per non essere soddisfatto immediatamente. Per tutto il tempo mi strinse la mano nella sua, che sudava freddo per le paure che mi stava confessando. Non potevo andarmene, anche se non andando a lavorare rischiavo di perdere il posto... Fu lui a dirmi di andare nonostante tutto. Io non volevo lasciarlo così, quindi gli imposi che sarei andata a lavorare solo se lui fosse tornato a casa promettendomi che vi sarebbe rimasto.
Il mattino successivo era a casa e io lo raggiunsi verso le 10.00. Lui mi accolse alla porta con un inatteso volto sorridente. Una persona che non lo conoscesse non avrebbe notato niente, ma io sapevo... Lo abbracciai appena ebbe chiuso la porta e lui mi strinse tremando. Io non sapevo in che modo effettivamente potevo aiutarlo, così seguivo l'istinto. Ero certa, però, che mai avrei dovuto piangere con lui, finendo con l'invertire i ruoli. In quel momento sapevo solo abbracciarlo, avevo paura di qualunque altra cosa o gesto... Solo allora compresi quanto la nostra amicizia fosse importante per entrambi, sfumata d'affetto e semplicità, complicità e calore... Avrei mai potuto deludere quell'amicizia?
Lui stava male a causa di una persona che, come lui, si celava dietro una maschera di ceramica. La sua, però, si stava frantumando, perché le erano stati inferti troppi colpi. Il mio timore per ciò che gli accadeva nacque da quella frattura, poiché tutti i suoi sentimenti sarebbero usciti come sangue da una ferita, che lo avrebbe fatto morire dissanguato e io speravo di avere l'effetto di una trasfusione...
Dopo qualche tempo tutto tornò alla routine quotidiana, anche lui... Spero con tutto il cuore che non si rompa anche questa nuova maschera di ceramica, perché se lo vedessi soffrire ancora potrebbe cadere la mia...


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