13 aprile 2021

"Niente ferisce, avvelena, ammala, quanto la delusione."



"Niente ferisce, avvelena, ammala, quanto la delusione."

Sono di Oriana Fallaci queste parole e fanno riflettere. Io parlo del bullismo, perché è una materia che mi colpisce  nel profondo. 
Come tanti, sono stata vittima di bullismo, ma ho scelto di non lasciarmi soffocare dal passato. Anche quando succedeva, riuscivo a stringere i denti, perché c'erano insegnanti che sapevano come gestire i punti di forza degli studenti. Ho imparato cose preziose, mentre il mio zaino veniva rovesciato per le scale, o venivo volontariamente esclusa dai compagni e (soprattutto) dalle compagne. Parlavano male di me e non potevo difendermi, non ne ero in grado. A volte mi sento ancora come una bambolina di porcellana buttata sull'asfalto, dove nessuno la soccorre, ma... Sì, c'è un grosso "ma", perché ho avuto un insegnante di musica che ha creduto in me, una professoressa di matematica che mi ha insegnato più di quello che le ho detto di sapere, il professore di lettere che mi ha mostrato l'amore per la cultura e che questa si trova dovunque la cerchi, se impari a usare gli occhi al momento giusto.

Nella vita niente è facile, ma se ci dimentichiamo di guardare e cercare la luce lontana e fioca, che ci offre la vita, allora perderemo la speranza e non deve mai succedere. 
Per questo, penso alle parole di Oriana Fallaci e nella mia mente si muovono ricordi. Ogni volta che sono stata illusa di essere ammessa nel gruppo della classe e, invece, non era che una presa in giro, mi è stata regalata una delusione prepotente e lacerante. 
Tutti cercano il loro spazio nel gruppo dei pari, perché l'essere umano è un animale sociale, ne ha bisogno, quindi non è sbagliato che la vittima cerchi una strada per essere compresa. 
È sbagliato che i bulli e i testimoni (gli astanti) ignorino le conseguenze dei loro gesti. Sì, perché non empatizzano con la vittiima e rivolgono scherzi di cattivo gusto ridendo della vittima, anziché fare scherzi che facciano ridere anche la vittima. Si parla di inclusione nella scuola, ma la prima forma di educazione la impartiscono i genitori, ricordiamoci sempre che i bambini sono delle "spugne", assorbono e imparano tutto quello che gli adulti mostrano e insegnano loro. 
Ricordiamoci che non è tutto rose e viole nella vita, ma con le rose e le viole ci facciamo un bel bouquet, mentre non perdiamo di vista la luce in fondo al tunnel. 

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Un mondo al contrario


Ci avete mai pensato? A una vita che è un paradosso. 
Non so... Un mondo in cui i pesci nuotano nel cielo e gli uccelli fanno picchiate su fondali marini. 
In cui il leone scappa dalla gazzella e i condor mangiano erbette. 
In cui la disperazione è una leggenda e i sorrisi sono tanto comuni da essere la normalità. 
In cui i confini non ci sono e le differenze culturali sono la punta di diamante della società. 
In cui le malattie non ci sono, perché se l'anima è sana anche il corpo lo è. 
In cui le cure sono baci e sorrisi. 
In cui il lavoro c'è per tutti e nessuno si annoia nel giorno. 
In cui la droga è la stessa vita, di cui mai se ne ha abbastanza. 
In cui i figli ricambiano l'immenso amore dei genitori per loro. 
In cui lelacrime scendono solo dal troppo ridere, o perché ci siamo messi uno sbadato dito nell'occhio. 
In cui i sentimenti sono sereni e non fanno soffrire. 
In cui un bambino può giocare in strada e le caramelle offerte sono solo caramelle. 
In cui io scrivo e le persone leggono con piacere le mie parole. 
In cui i sogni si realizzano e il rispetto si diffonde come una macchia di ottimo olio d'oliva. 

Ci avevate mai pensato?


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